31.03.2010 -
Un altro importante tassello è stato aggiunto alla complessa
mappa del funzionamento della proteina p53, fondamentale barriera
antitumorale, grazie alla scoperta di nuove interazioni: in
particolare quella con una proteina che, se inibita, scatena
l'attivazione della p53 e quindi blocca la proliferazione
cellulare.
È il risultato di una ricerca condotta da un gruppo di
ricercatori del Laboratorio Nazionale del Consorzio
Interuniversitario per le Biotecnologie (LNCIB) e dell'U niversità
degli Studi di Trieste e pubblicata sulla rivista Proceedings of
the National Academy of Sciences. La proteina p53, che risulta
"alterata" in oltre la metà dei tumori, svolge un'importante azione
di controllo sull'integrità del genoma prevenendo lo sviluppo del
cancro.
Il suo funzionamento è regolato dall'interazione con altre
proteine, una sorta di nodi all'interno di un complesso circuito
molecolare; una conoscenza globale di questa "rete" è, quindi,
essenziale per comprendere la funzione normale e aberrante della
p53 nel cancro. Data la complessità degli studi sull'uomo, il
gruppo di ricerca guidato dal Licio. Collavin, ricercatore del
Dipartimento di Scienze della Vita dell'Università di Trieste, si è
orientato sul moscerino della frutta Drosophila melanogaster.
Questo organismo, ben noto e molto usato nella ricerca genetica,
presenta, infatti, un numero ridotto di geni; nello specifico, un
gene p53 simile all'antenato da cui sono derivati quelli della
famiglia di p53 nell'uomo.
"Siamo partiti dall'idea che la definizione di una mappa di
interazioni della p53 di Drosophila potesse essere uno strumento
utile per identificare interazioni evolutivamente conservate
nell'uomo" afferma il prof. Giannino Del Sal, ordinario presso il
Dipartimento di Scienze della Vita dell'Università di Trieste,
responsabile dell'Unità di Oncologia Molecolare del LNCIB, e
partner nella ricerca.
Analizzando circa il 70% delle proteine di Drosophila, i
ricercatori sono riusciti a identificare numerosi partner della p53
finora sconosciuti, molti dei quali inaspettati; hanno poi usato la
lista di proteine come guida, così da risalire alle corrispondenti
proteine nell'uomo. "Abbiamo scoperto che per quasi tutte queste
proteine l'i nterazione con p53 si è mantenuta durante
l'evoluzione, dall'insetto fino all'uomo, e che alcune di queste
sono importanti per la funzione di p53 in cellule umane - spiega
Licio Collavin - In particolare la proteina GTPBP4, quando
sperimentalmente inibita in cellule tumorali in coltura, causa
l'attivazione di p53 e l'arresto della proliferazione cellulare.
Analizzando la sua espressione nei tumori abbiamo notato che
livelli alti di questa proteina correlano con una sopravvivenza
minore nei pazienti di cancro della mammella".
La ricerca, realizzata grazie al sostegno dell'Associazione
Italiana Ricerca sul Cancro (AIRC) e della Regione FVG, e condotta
presso i laboratori del LNCIB in AREA Science Park, ha portato a
identificare una proteina che potrebbe diventare un potenziale
bersaglio terapeutico nei tumori in cui p53 non è mutata, offrendo
un nuovo spiraglio nella lotta contro il cancro. Il titolo del
lavoro pubblicato sulla rivista PNAS è: A genome-scale protein
interaction profile of Drosophila p53 uncovers additional nodes of
the human p53 network. Gli autori sono: Andrea Lunardi, Giulio Di
Minin, Paolo Provero, Marco Dal Ferro, Marcello Carotti, Giannino
Del Sal and Licio Collavin.