18.10.2012 -
Sotto il coordinamento del geochimico Don R. Baker, un'équipe
internazionale di ricercatori della McGill University di Montréal,
di Elettra - Sincrotrone Trieste, Università di Trieste, Swiss
Light Source e University of Chicago ha studiato le modalità di
crescita delle bolle magmatiche portando ad altissime temperature
una roccia basaltica idratata proveniente dallo Stromboli. I
ricercatori sono riusciti per la prima volta a seguire le
trasformazioni della microstruttura della roccia e a correlarle al
destino più o meno "esplosivo" del sistema.
Lo studio, pubblicato su Nature Communications,
dimostra che i primi dieci secondi di vita delle
bolle magmatiche hanno un'importanza decisiva nel determinare il
carattere dell'eruzione.
"Anche se non possiamo osservare un'eruzione in diretta
all'interno di un vulcano - spiega Baker - sappiamo che il fenomeno
eruttivo dipende dalla formazione e dalla rapida espansione di
bolle di gas nella roccia fusa sottostante, con un meccanismo
simile a quello che si innesca agitando e poi stappando una
bottiglia di bibita gassata. L'equilibrio fra la crescita e
l'espansione delle bolle da un lato e la perdita di gas dall'altro
determinerà la forza dell'eruzione, che si tratti del vulcano o
della bottiglia di bibita. Con questo lavoro volevamo capire meglio
le modalità di crescita delle bolle e il loro effetto sulle
proprietà del magma".
L'esperimento è stato condotto presso la stazione sperimentale
TOMCAT della Swiss Light Source, utilizzando la luce di
sincrotrone. "Mentre portavamo la temperatura della roccia fino a
1200 gradi centigradi, attraverso un sistema laser di riscaldamento
- spiega Lucia Mancini, ricercatrice a Elettra ed esperta in
tecniche di imaging a raggi X - abbiamo ottenuto una
sequenza di immagini tridimensionali ad alta risoluzione mediante
la tecnica di microtomografia a raggi X, nel corso dei primi 18
secondi di formazione e crescita delle bolle nel fuso magmatico e
visualizzato quindi il variare del loro numero e della loro
dimensione ".
"Analizzando la geometria delle connessioni fra le bolle" -
spiega Francesco Brun, ingegnere esperto in tecniche d'analisi
delle immagini all'Univesità di Trieste e a Elettra - "siamo
riusciti quindi a calcolare la velocità con cui il gas attraversava
le vie di fuga e usciva dal campione e, nello stesso tempo, a
determinare la rapidità con cui la struttura a bolle sotto
pressione cedeva e si rompeva. Abbiamo scoperto che, all'inizio,
migliaia di bolle per centimetro cubo si formavano intrappolando il
gas, per poi fondersi velocemente in una schiuma di bolle più
grandi. La resistenza di questa struttura diminuiva rapidamente ma,
nel contempo, aumentava il tasso di fuga del gas. Tutti questi
cambiamenti avvenivano nei primi dieci secondi di crescita della
bolla".
"Da questi risultati - spiega Don Baker - possiamo ipotizzare
che anche se le rocce basaltiche fuse e scarsamente idratate
possono dar luogo a eruzioni devastanti di grande entità, nella
maggior parte dei casi, prima che il sistema collassi, il gas avrà
già trovato le sue vie di fuga, dando luogo a eruzioni più deboli e
di carattere effusivo. Nel caso di eccezionali tassi di crescita
delle bolle o in condizioni in cui le bolle non possano fondersi
fra loro, il cedimento della struttura potrà tuttavia essere più
veloce rispetto al tasso di uscita del gas, spiegando fenomeni
molto più violenti come l'improvvisa esplosione dello Stromboli
dell'aprile 2003".
"Anche se oggi non siamo in grado di comprendere tutti i
meccanismi che determinano l'entità di un'eruzione - conclude Don
Baker - questo lavoro dimostra che i primi dieci secondi di
crescita delle bolle di gas hanno un ruolo decisivo in tal senso e
indica che il sistema di monitoraggio dei vulcani deve basarsi
sulla misura di rapidi cambiamenti nel flusso, oltre che della
composizione, del gas. Cercheremo ora di capire ancora meglio cosa
succeda nei primissimi secondi di sviluppo delle bolle e come
queste siano per esempio influenzate, nella loro crescita, dalla
presenza di cristalli nel magma".
Riferimenti editoriali: Nature Communications,
16 ottobre 2012 DOI: 10.1038/ncomms2134. Titolo originale: "A
four-dimensional x-ray tomographic microscopy study of bubble
growth in basaltic foam". Autori: Don R. Baker, Francesco Brun,
Cedrick O'Shaughnessy, Lucia Mancini, Julie L. Fife, Mark
Rivers
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