01.03.2012 -
Una fotografia delle potenzialità e delle criticità del settore
della nautica da diporto, visto soprattutto dal lato dei servizi
offerti a diportisti e naviganti. È quello che emerge dallo studio
effettuato da NAUTICZONE, gruppo di sviluppo
dell'incubatore di AREA Science Park, Innovation Factory, che ha
aggregato e incrociato i dati di diverse fonti ufficiali,
disegnando uno scenario utile per la promozione e lo sviluppo del
comparto.
Secondo un'indagine della Confederazione Nazionale
dell'Artigianato e della Piccola e Media Impresa (CNA),
svolta su un campione di più di 200 imprese della
filiera nautica, soltanto l'8,5% prevede di
tornare ai livelli di redditività del periodo
pre-crisi (antecedente il 2008) nei prossimi 3-5 anni. Il
73%, invece, è pessimista: non crede di poter
raggiungere in tempi brevi i brillanti risultati ottenuti prima del
2008. C'è da dire comunque che il 43% del campione
dichiara di non aver subito significativi cali di fatturato negli
ultimi quattro anni, grazie alla qualità del prodotto Made in
Italy e alla capacità delle aziende di adeguarsi ai
cambiamenti in atto.
L'Italia risulta essere il quarto paese
europeo, per numero di unità da diporto ma il numero di
posti barca presenti nel nostro paese è insufficiente e molto
inferiore rispetto a paesi come Francia, Spagna e Turchia, che
hanno a disposizione un posto barca ogni due unità. La carenza di
infrastrutture sommata ad elevati canoni di concessione demaniale
fa inevitabilmente aumentare il costo medio
annuale degli ormeggi, che sono in tal
modo molto più onerosi rispetto a paesi come Croazia e Turchia,
dove le tariffe risultano essere dimezzate rispetto alle regioni
italiane del centro-nord.
"Se da un lato l'Italia può vantare coste meravigliose e marina
ben attrezzati che possono giustificare dei prezzi maggiori -
spiega Marco Vascotto, analista di NAUTICZONE - una differenza così
grande rischia, in ogni caso, di avere conseguenze sulle scelte sia
dei diportisti che dei turisti italiani e stranieri".
Una serie di rilevazioni interessanti emerge dal settore
del charter nautico, ovvero da noleggio e locazione di
barche a vela e a motore dove persiste una fascia di mercato
cosiddetto abusivo a scapito degli operatori regolari, già
condizionati da un calo di introiti del 36%.
Secondo UCINA, il numero di aziende
ufficialmente specializzate in charter sono 570,
concentrate in Lazio (20%), Liguria, Toscana, Sardegna, Puglia e
Sicilia, con numeri inferiori in Adriatico anche a causa della
forte concorrenza croata. Frammentarietà, mancanza di una rete tra
gli operatori, carenza di infrastrutture ed eccesso di burocrazia
sono le principali criticità. Da un'indagine dell'Osservatorio
Nautico Nazionale condotta tra le aziende di charter, i dati
principali emersi sono i seguenti: secondo quanto dichiarato dagli
intervistati, più della metà delle aziende ha un fatturato
inferiore a 50.000 €; il numero di addetti è circa
4,4 persone, di cui 1,4 "stagionali"; soltanto 3
aziende su 10 dichiarano di avere un impiegato amministrativo.
Significativo il fatto che ogni azienda utilizza per il charter
3,2 imbarcazioni e il 44% di
queste sono ricevute in gestione temporanea. Si evince da ciò che
ogni azienda è in possesso di meno di due unità, a conferma della
polverizzazione del settore da cui consegue una concreta difficoltà
ad effettuare un censimento.
Un sostegno al comparto del charter potrebbe avere un effetto
traino su tutta l'economia che gira attorno alla nautica, oltre a
ricadute positive sul turismo, in considerazione del fatto che
un'imbarcazione impiegata per il charter viene mediamente
utilizzata molto di più durante l'anno rispetto alla barca di un
privato, con ricadute molto positive su tutti i servizi e attività
commerciali che gravitano attorno ai marina. Dall'analisi condotta
emergono possibili risvolti positivi in termini occupazionali e il
fatto che, essendo i tre quarti delle imbarcazioni per charter a
propulsione velica, lo sviluppo del settore potrebbe rappresentare
un volano per la ripresa del mercato interno relativo alla
produzione di barche a vela, colpito negli ultimi anni dalla
crisi.
"La nautica, spesso considerata un lusso per pochi - sottolinea
NAUTICZONE - può essere alla portata di tutti gli amanti del mare,
soprattutto attraverso il charter, senza dubbio una soluzione molto
allettante per turisti italiani e stranieri che desiderino fare una
vacanza diversa, senza doversi preoccupare dei costi di gestione di
un'imbarcazione. Sarebbe utile offrire servizi in cui al noleggio
di una barca si affianchi la proposta di un volo verso il porto di
partenza o altre soluzioni utili al turista che, in questo modo,
verrebbe agevolato nella fase di prenotazione e acquisto. Nel
contempo andrebbero adeguate le norme relative agli operatori del
settore."
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NAUTICZONE è una startup d'impresa che punta ad offrire servizi
di utilità nel settore nautico mediante applicativi e tecnologie
avanzate. La ricerca e l'analisi del settore sono alla base del
progetto d'azienda nata da un'idea di Marco Vascotto e Nicola
Davanzo e sviluppata con Innovation Factory srl nell'ambito del
progetto Spin-Area.