26.05.2015 -
Un team di scienziati del progetto europeo
Atopica traccia lo scenario futuro dei pollini di
Ambrosia e dell'aria in Europa. Quantità
quattro volte superiori rispetto a quelle attuali:
questi i livelli nell'aria che i granuli pollinici di questa pianta
invasiva potrebbero raggiungere nel 2050.
L'aumento sarebbe imputabile per due terzi ai cambiamenti climatici
e per un terzo alla colonizzazione di nuovi ambienti favorita dalle
attività umane. Le stime parlano chiaro: è necessario intervenire a
livello europeo, intraprendendo azioni di controllo coordinate,
monitorando a lungo termine i pollini e mappando le aree
interessate dalla presenza dell'Ambrosia. I dettagli dello studio
sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature
Climate Change*.
Originaria del Nord America, Ambrosia artemisiifolia è
una pianta dal polline altamente allergenico, causa di
rinite, congiuntivite e asma. La pianta,
particolarmente diffusa in Ungheria,
Italia (nella parte occidentale della Regione
Lombardia) e Francia (soprattutto nelle regioni
della Borgogna, dell'Alvernia e del Rodano-Alpi), ne produce in
gran quantità in agosto e settembre, mesi in cui si raggiunge un
picco, estendendo fino all'autunno, per le persone sensibilizzate,
il periodo delle allergie.
Diversi studi indicano che il riscaldamento
globale favorirà l'espansione territoriale di questa
specie invasiva e la colonizzazione di nuove aree che in passato
non offrivano, dal punto di vista climatico, condizioni adatte al
suo insediamento. Nessuno, tuttavia, aveva finora stimato l'entità
degli incrementi di polline nell'aria prevedibili in futuro. Lo ha
fatto il team internazionale dei ricercatori di Atopica -
Atopic diseases in changing climate, land use and air
quality - coordinato da Michelle Epstein
della Medial University of Vienna. I
partner italiani del progetto Atopica sono tre: per le indagini
molecolari sulle coorti, da Milano, l'Università
Vita-Salute San Raffaele con un gruppo di ricercatori
guidati da Dejan Lazarevic, per gli studi sul
clima l'International Centre for Theoretical Physics (Ictp)
Abdus Salam di Trieste con il team coordinato da
Filippo Giorgi e, sempre da Trieste, per la
disseminazione dei risultati della ricerca
Promoscience, impresa dell'AREA Science
Park specializzata in soluzioni ICT, grafica e
comunicazione scientifica.
Da un punto di vista geografico, la contaminazione dell'aria da
parte dei pollini è un fenomeno in evoluzione che dipende da
diversi fattori, in particolare dalla capacità della pianta di
raggiungere nuovi territori attraverso una varietà di fenomeni di
dispersione dei suoi semi e dai cambiamenti climatici che ne
favoriscono la crescita in nuovi territori. Per predire gli effetti
del clima e delle diverse modalità di dispersione dei semi sulla
concentrazione atmosferica del polline, gli scienziati hanno
utilizzato due diversi tipi di modelli numerici:
il primo per simulare i cambiamenti climatici
sulla base della quantità di gas serra che sarà potenzialmente
emessa negli anni a venire in relazione alle diverse attività
umane; il secondo per simulare i fenomeni di invasione
della pianta, la produzione e il rilascio di polline e la
sua dispersione nell'aria. Questi modelli, con cui sono stati
testati diversi scenari di disseminazione dei semi e climatici,
hanno permesso ai ricercatori di calcolare che, per il 2050, gli
incrementi di concentrazione dei pollini di ambrosia arriveranno in
media a quadruplicarsi. Come ogni previsione, anche questa ha in sé
un margine d'incertezza e per confermare il trend messo in luce è
necessario monitorare a lungo termine i pollini e in che modo
evolve la distribuzione della pianta in Europa, insieme a mapparne
la presenza.
Altro risultato importante dello studio è anche
l'aver pesato il contributo dei singoli fattori
nel determinare gli aumenti previsti. Un terzo
degli incrementi sarebbe imputabile alla dispersione dei
semi, sia essa per mezzi naturali attraverso i fenomeni di
ruscellamento e i corsi d'acqua, o mediata dall'uomo attraverso i
trasporti su strada, su rotaia e l'agricoltura. I
cambiamenti climatici, invece, sarebbero
responsabili per i restanti due terzi. Questi,
infatti, favoriscono da un lato l'espansione dei limiti
territoriali dell'ambrosia, in particolare verso il Nord e il
Nord-Est dell'Europa, e dall'altro un incremento nella produzione
dei pollini. Quest'ultimo effetto è indotto dall'aumento
nell'atmosfera dei livelli di anidride carbonica, che influenzano
positivamente lo sviluppo della vegetazione.
Quali sono le conseguenze degli aumenti predetti sulla salute
dei cittadini europei? Gli scienziati si aspettano un aumento dei
casi di sensibilizzazione al polline dell'Ambrosia e un numero
maggiore di persone che manifesteranno in futuro i sintomi
dell'allergia in tarda estate. Questi risultati, ottenuti
nell'ambito del progetto europeo Atopica, creano il presupposto per
lo sviluppo di strumenti per la previsione a breve termine delle
concentrazioni di polline e dovrebbero rappresentare la base
scientifica per includere l'ambrosia nelle azioni di sorveglianza
per la prevenzione delle allergie.
Per saperne di più sul progetto
Atopica
Atopica è un progetto multi-disciplinare finanziato
dall'Unione Europea nell'ambito del Settimo Programma Quadro.
Atopica rappresenta un esempio eccellente di ricerca collaborativa
che unisce ecologi, scienziati che studiano il clima, medici e
biologi per studiare da diverse prospettive e fornire conoscenze ed
evidenze scientifiche utili per sviluppare strategie efficaci per
affrontare le sfide di salute e ambientali imposte all'Europa da
specie invasive come l'Ambrosia artemisiifolia. Per saperne
di più www.atopica.eu
.
* Dettagli della
pubblicazione: Effects of climate change
and seed dispersal on airborne ragweed pollen loads in Europe.
DOI: 10.1038/NCLIMATE2652