Area Science Park
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Dalla ricerca dell'azienda di Area Science Park, due prototipi pronti ad entrare sul mercato già dai prossimi mesi 

Duro colpo alla contraffazione con le tecnologie alleate


03.08.2009 -

Forse non sarà da sola l'unione di due tecnologie - l'RFID e l'olografia - a dare un taglio netto alla contraffazione, ma la sperimentazione della Holo3D, oltre a rendere di certo un po' più dura la vita ai falsari, ha di fatto superato i consolidati traguardi nella identificazione, protezione e tracciabilità dei prodotti ad alto valore intrinseco.

 

L'azienda giuliana, insediata in Area Science Park, dopo mesi di test e studi su inchiostri, conduttività e funzionalità, ha messo a punto un progetto (finanziato dal Fers e dalla Regione Fvg) che ha spostato i confini della tutela dei prodotti, abbinando e contaminando tra loro due tecnologie complementari. Il sistema RFID (HF e UHF) - e qui sta la novità - diventa per la prima volta parte integrante dell'ologramma, che conferisce all'antenna, dove sono contenute le informazioni, un supporto autentico e non riposizionabile. Insomma, a prova di manomissione.

 

In altri termini, le caratteristiche dei due sistemi non solo vengono sfruttate al massimo, ma dall'integrazione ne escono potenziate. Il risultato è sorprendente e si traduce in due tipi di etichette olografiche assolutamente innovative e pronte ad entrare sul mercato già nei prossimi mesi. Si tratta di etichette composte di una parte olografica sviluppata su materiale di sicurezza non riposizionabile in cui è stato laminato un tag (contenitore di informazioni) - RFID HF/RFID UHF - non visibile, con possibilità di scrittura e lettura.

 

"Uno dei problemi da superare - spiega l'a.d. della Holo 3D, Glauco Miniussi - è stato quello di migliorare l'applicazione dei sistemi RFID su substrati metallici, stante i fenomeni di riflessione, detuning e grounding rilevati e che riducevano l'efficacia del sistema RFID stesso".

 

L'obiettivo dell'azienda triestina rimaneva quello di riuscire a stampare le antenne tramite sistemi di riproduzione veloci ed economici direttamente sul materiale olografico usando inchiostri speciali e applicando in seguito il chip. In collaborazione con i laboratori della Xink di Ottawa sono stati eseguiti i test di stampa flexografica, ma il substrato di alluminio (sono stati utilizzati foils metalizzati sia da 36 che da 50 micron, entrambi con soddisfacente densità ottica), pur presentando buoni risultati dal punto di vista grafico, predominava in termini di conduttività creando troppe interferenze.

 

"Era necessario esplorare vie alternative - commenta Miniussi - in quanto risultava ancora percorribile l'integrazione delle antenne su foil olografico eseguita non per stampa ma per laminazione o trasferimento, in questo caso utilizzando inchiostri altamente conduttivi". Una via che si è rivelata vincente con due prototipi in uscita dalla Holo3D. "Naturalmente - promette l'a.d. - non ci fermiamo qui: la nostra ricerca prosegue perchè sui temi della tutela del marchio e della tracciabilità la tecnologia può ancora essere spinta avanti".

Ufficio stampa Holo3D

Mariateresa Bazzaro

335.7970621

 

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