11.12.2012 -
Che il tumore al seno sia una delle neolpasie più frequenti
nella popolazione femminile nonché la seconda causa di decesso dopo
il carcinoma al polmone è cosa nota da tempo. Ma quali siano i
meccanismi e le proteine coinvolte nell'aumentata migrazione e
invasività delle cellule tumorali è tuttora oggetto di diverse
ricerche. Un passo verso una maggiore conoscenza di tali meccanismi
arriva da uno studio condotto da un gruppo di ricercatori del
Laboratorio Nazionale CIB dell'AREA Science Park di Trieste,
coordinato dal professor Claudio Schneider, ordinario presso il
Dipartimento di Scienze Mediche e Biologiche dell'Università di
Udine e direttore di LNCIB. La scoperta ha messo in luce come
la capacità migratoria delle cellule dipendente dal citoscheletro
dei microtubuli richiede la funzione di una specifica proteina
chiamata GTSE1.
Lo studio, pubblicato sulla rivista PLOS ONE*, si è
avvalso della collaborazione del gruppo di ricerca coordinato dal
professor Anthony Hyman, Direttore del Max Planck Institute for
Molecular Cell Biology and Gentics di Dresda.
L'aggressività e la formazione di metastasi nel carcinoma al
seno sono favorite dalla "deregolazione" di due processi chiave: la
migrazione e l'adesione cellulare, fenomeni biologici collegati tra
loro e regolati dai microtubuli. Questi ultimi sono filamenti del
citoscheletro cellulare, in pratica un sistema di strutture
collocate all'interno del citoplasma di una cellula che ne
costituisce l'impalcatura. Finora non si conosceva quali fossero le
proteine associate ai microtubuli in grado di controllare la
dinamica delle adesioni cellulari focali, ovvero dei punti di
contatto che tengono la cellula adesa a un tessuto e le impediscono
di staccarsi, migrare e invadere altri tessuti. La ricerca condotta
a Trieste ha puntato l'attenzione sulla proteina GTSE1, già
scoperta e precedentemente studiata dal Laboratorio Nazionale
CIB.
"L'attività di GTSE1 è risultata fondamentale per il
disassemblamento delle adesioni focali mediato dai microtubuli -
spiega Massimiliano Scolz, il ricercatore del LNCIB e borsista di
AREA Science Park che ha firmato come primo autore il lavoro.
Analizzando l'espressione della proteina GTSE1 in campioni di
tessuto tumorale abbiamo trovato una correlazione positiva tra i
livelli della proteina e la progressione della malattia,
l'invasività e la capacità di generare metastasi». Regolando i
livelli della proteina, al Laboratorio Nazionale CIB sono riusciti
a modulare la migrazione in linee cellulari normali e tumorali,
suggerendo così che la deregolazione di GTSE1 possa essere
associata ad un potenziale aumento dell'invasività tumorale. La
scoperta potrebbe quindi avere rilevanti implicazioni future dal
punto di vista clinico, sia per la diagnosi che per la ricerca di
nuovi farmaci più efficacirispetto a quelli attualmente utilizzati
per la cura dei tumori al seno, quali i taxani, mirati
all'interferenza più specifica della funzione dei microtubuli.
Lo studio è stato realizzato grazie ai finanziamenti
dell'Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (A.I.R.C) e in
particolare al progetto 5x1000 "Tripli negativi: nuovi
strumenti per la diagnosi e la terapia nei carcinomi della
mammella", il cui coordinatore nazionale è il prof. Giannino Del
Sal, ordinario e direttore del Dipartimento Scienza della Vita
dell'Università di Trieste, anch'egli capogruppo presso LNCIB.
Proteina GTSE1 e invasività tumorale
La proteina GTSE1 garantisce alle cellule di sciogliere lacci e
lacciuoli che le terrebbero legate all'ambiente che le circonda,
favorendone la migrazione. Da questo traggono vantaggio le cellule
maligne. Nei tumori mammari si riscontra che l'espressione della
proteina GTSE1, questo il suo nome, aumenta al progredire della
malattia e all'aumentare della capacità delle cellule tumorali di
invadere l'organismo e generare metastasi. Tutti i dettagli dello
studio appaiono oggi online sulla rivista scientifica PLOSone.
Le cellule si muovono nell'organismo per diverse ragioni. Quelle
tumorali per disseminare metastasi in diversi organi e tessuti. Le
metastasi sono considerate oggi, di fatto, la principale causa di
morte per cancro. Esse rappresentano l'ultimo capitolo della
vicenda tumorale. Una vicenda iniziata con la trasformazione, a un
certo punto della vita di un organismo, di una o qualche cellula.
Da qui, però, il quadro evolve: le cellule anomale si moltiplicano
acquisendo via via tratti sempre più aberranti, tra cui, in alcuni
casi, la capacità di muoversi dalla sede primaria, migrare e andare
a invadere e intaccare altri distretti corporei spesso anche
lontani.
Si conoscono vari particolari del movimento cellulare. Tuttavia,
la perdita di adesione della cellula al suo substrato e la
migrazione, siano essi manifestazioni normali o patologiche,
riservano ancora diversi lati oscuri e poco si sa su quali siano
gli aspetti del fenomeno sovvertiti nel cancro.
LNCIB
Il Laboratorio Nazionale CIB (LNCIB) è un centro di ricerca
principalmente dedicato allo studio dei meccanismi biologici di
formazione e sviluppo dei tumori e al trasferimento delle
conoscenze acquisite con la ricerca di base dal laboratorio alla
pratica clinica. Nato nel 1992 dalla volontà del Consorzio
Interuniversitario per le Biotecnologie (CIB) di affiancare alla
propria attività di promozione e sostegno alla ricerca un
laboratorio come luogo fisico dove produrre ricerca, LNCIB è un
centro competitivo e internazionalmente riconosciuto, insediato
nell'AREA Science Park.
* Il lavoro: GTSE1 is a microtubule plus-end tracking
protein that regulates EB1-dependent cell migration.
PLOSone
Gli autori: Massimilano Scolz, Per O. Widlund, Silvano
Piazza, Debora Rosa Bublik, Simone Reber, Leticia Y. Peche, Yari
Ciani, Nina Hubner, Mayumi Isokane, Martin Monte, Jan Ellenberg,
Anthony A. Hyman, Claudio Schneider, Alexander W. Bird