14.06.2013 -
Risvegliare il virus HIV-I dormiente grazie all'arsenico e,
prima che possa fare danni, ucciderlo. Può sembrare la trama di un
giallo applicata alla genetica ma è invece la nuova strada che
potrebbe aprirsi nella lotta all'AIDS, grazie a uno studio
realizzato al Centro Internazionale di Ingegneria Genetica e
Biotecnologie nell'AREA Science Park di Trieste, pubblicata questa
settimana dalla rivista Cell Host & Microbe.
La ricerca, condotta da Marina Lusic, Bruna Marini e altri
ricercatori del Gruppo di Medicina Molecolare dell'ICGEB diretto da
Mauro Giacca, insieme a Roberto Luzzati, del Dipartimento di
Scienze Mediche dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Trieste,
dimostra in che modo il virus, una volta integrato nel DNA dei
pazienti infettati, entri in uno stato di latenza funzionale, che
lo rende insensibile alle terapie. In particolare, i ricercatori
triestini hanno scoperto che la replicazione di HIV-1 viene spenta
da alcuni corpuscoli presenti nel nucleo, costituiti da una
proteina chiamata PML. Lo studio ha appurato che, distruggendo la
proteina PML, la replicazione di HIV-1 può riprendere riattivando,
così, la sensibilità del virus ai farmaci.
La riattivazione avviene in un modo sorprendentemente semplice,
trattando le cellule infettate con l'arsenico, un farmaco già in
uso nella medicina tradizionale cinese. Composti a base di arsenico
potrebbero quindi essere usati per una strategia di terapia
chiamata "shock and kill", che prevede, appunto, di
stimolare i virus latenti (shock) e quindi riattivarli per
poi eliminare (kill) tutte le cellule che albergano il
genoma virale, usando i farmaci oggi già a nostra disposizione.
"Siamo davvero entusiasti di questa nostra scoperta, considerate
specialmente le possibili implicazioni terapeutiche collegate ad
essa - sottolinea Marina Lusic. Il meccanismo che abbiamo
delucidato spiega le basi molecolari della cosiddetta 'latenza' di
HIV, fenomeno implicato nell'impossibilità, ad oggi, di curare
farmacologicamente la malattia. La proteina che abbiamo scoperto,
responsabile del mascherarsi di HIV all'interno del genoma della
cellula infettata, potrebbe diventare in futuro un facile bersaglio
terapeutico di farmaci che attualmente sono già in clinica per il
trattamento di alcuni tipi di leucemia. Tuttavia, ulteriore e
approfondita sperimentazione clinica e pre-clinica è ancora
necessaria prima di estendere ai pazienti I benefici che la
molecola dà a livello cellulare in vitro."
Cell Host & Microbe, accompagna il paper sulla
scoperta con un editoriale che ne sottolinea l'importanza sulla
strada dello sviluppo di nuove terapie volte a eradicare in via
definitiva l'infezione. Va ricordato che l'AIDS uccide quasi 2
milioni di persone l'anno, prevalentemente in Africa, a fronte di
circa 35 milioni di individui infettati nel mondo. Molto minore la
mortalità in Europa e negli Stati Uniti, dove, grazie
all'assunzione di un costoso cocktail di farmaci, la progressione
della malattia può essere interrotta, bloccando la replicazione del
virus. I farmaci, tuttavia, non sono in grado di eradicare
l'infezione: una volta integrato all'interno del DNA umano, HIV-1
sfugge a ogni terapia attualmente disponibile.
Approfondimenti: lusic@icgeb.org
giacca@icgeb.org
Mauro