21.05.2014 -
Superare la resistenza delle cellule tumorali alla
chemioterapia, ricorrendo alla combinazione tra un farmaco
antimicotico e un farmaco anticancro. E' quello che ha fatto un
team europeo composto da ricercatori dell' Accademia Russa delle
Scienze di Pushchino (Mosca) e dell'Università di Salisburgo,
coordinati dal Laboratorio di Genetica Molecolare del Lievito del
Centro Internazionale di Ingegneria Genetica e Biotecnologia
(ICGEB), attivo in AREA Science Park di Trieste e diretto dal Prof.
Carlo Bruschi.
Lo studio, pubblicato questo mese sullo European
Journal of Cell Biology, ha preso in esame due comuni
chemioterapici somministrati ai malati di tumore, scoprendo che la
resistenza ai trattamenti anticancro deriva dall'abnorme
espressione di alcune proteine (PRK1,PDR1 e PDR3 ) che hanno a che
fare con la struttura del citoscheletro della cellula, responsabile
della sua permeabilità. Questo tipo di resistenza rappresenta oggi
la limitazione maggiore all'uso dei farmaci durante i cicli di
chemioterapia. A fare da modello nella ricerca sono state
utilizzate cellule del comune lievito per la panificazione,
il Saccharomyces cerevisiae, microorganismo eucariota che
rappresenta per i biotecnologi uno strumento quasi indispensabile
per individuare, per analogia, specifiche funzioni nei meccanismi
cellulari umani.
Un'inedita combinazione tra due farmaci
anticancro, la Doxorubicina e la Latrunculina A, e un antimicotico,
la Anfotericina B, ha superato in laboratorio il problema della
farmacoresistenza, una delle principali cause di fallimento delle
cure contro i tumori.
È noto come le fusioni tra cromosomi, dette traslocazioni
cromosomiche, siano anomalie genetiche strettamente correlate
all'insorgenza di cellule cancerose, come nel caso della leucemia
mieloide cronica. È proprio studiando nuove tecniche di
traslocazione cromosomica indotta artificialmente che Dmitri
Nikitin, dell'Accademia delle Scienze di Mosca, post-doc all'ICGEB
e primo autore della ricerca, ha scoperto come questo tipo di
eventi renda le cellule di lievito resistenti a due farmaci
anticancro ben noti e utilizzati in clinica oncologica: la
Doxorubicina e la Latrunculina A.
Partendo da questa osservazione, i ricercatori sono poi riusciti
a superare la resistenza ai due antitumorali ricorrendo
contemporaneamente a un terzo farmaco, un ben noto antifungino, la
Anfotericina B, già utilizzata nell'uomo per la cura delle micosi.
A dosi elevate l'Anfotericina B è tossica per l'apparato uditivo
tuttavia, fatta penetrare a dosi sub-tossiche all'interno della
cellula, si è rivelata capace non solo di inibire la
farmacoresistenza ma addirittura di rafforzare l'effetto
oncosoppressore dei due antitumorali.
"Lo scorso anno abbiamo pubblicato con grande successo sulla
rivista Frontiers una review sull'uso, ormai universale, del levito
come cellula modello per quelle del cancro - spiega Valentina
Tosato, autrice della review e dei lavori precedenti sulle
traslocazioni cromosomiche. Avere ora riscontrato in questo
microrganismo lo stesso fenomeno di resistenza ai farmaci tipico
delle cellule umane, non solo rafforza il suo valore modellistico
ma ci dà anche la possibilità di studiare molto più in profondità
il fenomeno. Speriamo che il nostro lavoro sia di aiuto a chi
combatte farmacologicamente il cancro con la chemioterapia".
"Non nascondo la mia soddisfazione per la pubblicazione di
questa ricerca - sottolinea Carlo Bruschi, Senior Scientist da 25
anni presso l'ICGEB - giunta alla fine di un percorso piuttosto
complicato, date le sue potenziali implicazioni nelle modifiche ai
protocolli di trattamento anticancro più diffusi. E' stato un bel
lavoro di squadra i cui risultati, oltre che accrescere le nostre
conoscenze sui meccanismi cellulari legati al cancro, potranno
avere grande importanza anche dal punto di vista clinico".